Do widzenia do jutra (Arrivederci domani), 1960 Di Janusz Morgenstern

Ho rivisto Do widzenia do jutra (tradotto in Arrivederci domani), film del 1960 diretto da Janusz Morgenstern, ed ho pensato molto a come poter meglio inquadrarlo e sintetizzarlo in una frase lapidaria, definitiva e onnicomprensiva.

Poi parlandone e rivedendolo nella mente ho pensato alla leggerezza e alla pesantezza, nel loro molteplice e ambivalente significato.

Pesante doveva senz’altro essere la Commissione per la valutazione delle sceneggiature (Komisję Ocen Scenariuszy) che nel 1959 doveva valutare Do widzenia do jutra. In un periodo di dittatura era consigliabile parlare d’amore o comunque di qualsiasi argomento che si rivelasse una bagatella, un divertissement rispetto alla politica. Così Konwicki, direttore del Kadr Film Group, consigliò allora al regista Morgenstern, aggiungendo magari agli autori della sceneggiatura il nome di un famoso scrittore come Wilhelm Mach.

Pesante potrebbe apparire Zbigniew Cybulski, il vero sceneggiatore del film, ma anche il “James Dean polacco”, il reale direttore del teatro Bim-Bom di Danzica, che appare nel film con le sue marionette, il gioco delle mani e le canzoni. Alla figlia del console francese a Danzica, la bella Margueritte (Teresa Tuszyńska), lo studente Jacek appare un pericolo, seppur piacevole, alla sua vita senza fissa dimora e obbligatoriamente leggera.

Eppure Jacek agisce proprio come Cybulski, è lui stesso. Ha “rubato” la sceneggiatura, cucendosela addosso; durante le riprese del “pesante” Popiół i diament (Cenere e diamanti) ha accettato il progetto di Morgenstern, allora aiuto regista di Wajda, ne ha scritto un romanzo parlando del suo reale rapporto con Françoise Buron, figlia del console francese in Polonia. Anche lei era entusiasta delle esibizioni di Cybulski e del suo affetto, fino a quando Françoise non lasciò Danzica.

Il nostro Jacek è un giovane polacco e come tale ha una vita difficile, in quanto deve dimostrare di non essere cinico e corrotto, come il regime pensa per coartare sul nascere ogni ribellione. E’ pieno di poesia e di una nobiltà che hanno solo le persone creative e libere. Dimostra tutto il tempo una leggerezza che lo porta per amore, ma anche per rivalsa, a giocare a tennis anche se non si è capace di farlo, a dichiararsi e sposarsi per scherzo in una chiesa ufficiale e ostile, ad accettare il gioco di una ragazza speciale. Ma sente anche la pesantezza di non essere adeguato, di arrivare sempre dopo il momento giusto, di credere invano che un arrivederci corrisponda ad un appuntamento per il giorno dopo, pieno di aspettative e di un sorriso che venga dall’anima.

Raccontare l’amore per Cybulski (e per l’intero cinema polacco di quel tempo) significa viaggiare sulle ali di parole poetiche, dentro il paesaggio unico dell’agglomerato urbano delle Trecittà (Danzica, Gdynia e Sopot) sul mar Baltico, ma nello stesso tempo portarsi dietro un destino cupo, come se si parlasse della guerra e nessuno stia ad ascoltarci (vedi l’episodio de L’amour à vingt ans).

Le note che accompagnano la vicenda sono quelle di Krzysztof Komeda, al suo esordio, ovvero un jazz commisto a lirismo che connotano la sua unicità ma anche, per il regime polacco, la sua pericolosità: un grande musicista che continuerà la sua attività in altri film, con successo ed enorme qualità ma destinato a durare poco. Gli amici di Cybulski e Morgenstern che partecipano a questo film sono tanti da creare un gruppo che rimarrà per vari motivi nella storia: su tutti Jacek Fedorowicz, Vladimir Łajming, Tadeusz Chyla e soprattutto Roman Polański, intento a ballare su un campo da tennis con la bella francese.

L’attore Zbigniew Cybulski, mentre gira Do widzenia do jutra, si preparava ad interpretare altri ruoli sullo schermo e sul palcoscenico, in una corsa affannata e senza posa, di set in set, di stazione in stazione, fino a cadere tra un convoglio e l’altro, per un atto di prova da esibire davanti a se stesso o davanti  agli altri, in un volo leggero ma che può risultare tragicamente pesante.

 

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