Il ruolo del serial killer nella storia del cinema

A chi non è capitato di svegliarsi nel cuore della notte ripensando alle immagini terrificanti di un serial killer intento ad uccidere le sue vittime? 

Nella realtà, in letteratura e poi al cinema si è spesso riflettuto sulla figura del serial killer: Jack lo squartatore è forse il primo e più noto, dopo di lui Dr. Jekyll e Mr. Hyde, Dr. Mabuse, Michael Myers, Leatherface, Hannibal Lecter, fino ad arrivare al Jack di The House that Jack Built, partorito recentemente dalla mente geniale, ma spesso offuscata, di Lars Von Trier.

 

In questo quarto approfondimento vogliamo porre l’attenzione su una serie di film che hanno indagato e mostrato in modo lucido e riflessivo la figura del serial killer; figura da sempre presente nel cinema di genere e non solo, che è divenuta famosa, nella realtà come sugli schermi, soprattutto americani, nei terribili anni Settanta. Negli anni Settanta gli Stati Uniti hanno vissuto una vera e proprio escalation di questo fenomeno culturale, vedendo nei Tg e al Cinema le gesta di questi uomini (quasi sempre) e della loro follia.

Tanti registi, anche importanti, hanno riflettuto e analizzato una figura così problematica, spaventosa, eppure fin troppo reale come è quella dell’omicida seriale: Alfred Hitchcock, Mario Bava, Dario Argento, David Fincher, William Friedkin, John Carpenter, Wes Craven, Jonathan Demme, Michael Mann, Michael Haneke ecc.

Tanti i generi che hanno a modo loro abbracciato questa figura: Horror, Thriller, Poliziesco, Drammatico e anche la commedia; tanti i modi per inquadrare una figura così complessa e storie così pericolose. Spesso la via più semplice è quella commerciale, nel senso più deteriore del termine: ovvero la volontà di spacciare con immagini di morte, anche gratuite, un qualcosa che dovrebbe essere un’esperienza culturale; altre volte la riflessione è ben più profonda e va fino al nocciolo del discorso sviluppandosi in maniera politica, o come semplice riflessione sul genere e sui generi, un esempio su tutti è The Silence of the Lambs.

In molti casi si tratta di puri e semplici film di genere, ma nella fattispecie seguiremo una serie di sei film che hanno voluto prendere una via diversa, magari anche comica, e non ci soffermeremo sui i grandi capolavori dei registi già citati, per scavare più affondo nella questione, che in molti casi sfocia in una riflessione sulla violenza umana.

 

“Quando la gente impreca contro il mio modo di trattare la violenza, in pratica dice: «Non mostratemela, non voglio sapere, e prendetemi un’altra birra dal frigorifero…». Credo che sia sbagliato, e pericoloso, rifiutare di riconoscere la natura animale dell’uomo” (Sam Peckinpah)

 

Di Matteo Bonanni