Ping pong (2002) di Fumihiko Sori

La cultura giapponese vive in maniera particolare lo sport, il cinema e l’industria editoriale. Tutto questo si può trovare nel film Ping pong diretto nel 2002 da Fumihiko Sori. Al centro ci sono due giovani amici giocatori di tennistavolo, appartenenti al club scolastico Katase High. L’atmosfera dei tornei regionali di table tennis si respira in tutte le sue sfaccettature e implicazioni psicologiche. Uno di fronte all’altro, in match sulla lunghezza di 21 punti (i tornei ora invece hanno games di 11 punti), due pongisti si fronteggiano con dritti, rovesci, effetti, backspin e topspin, portando nelle gare le loro personalità. Una grande contributo al film è dato dal manga omonimo di Taiyō Matsumoto su cui è basato il film e che possiamo leggere anche in italiano.

Ping pong ripercorre la crescita e l’amicizia di due giovani giocatori molto diversi tra loro. Yutaka Hoshino, detto “Peco”(interpretato da quel Yōsuke Kobozuka premiato in Go, che qui assomiglia nelle movenze ed anche nella capigliatura a Jim Carrey), è un fanatico del tennistavolo e trasferisce nel gioco la sua iperattività, la sfacciataggine e l’arroganza mostrata sui coetanei. Peco mostra anche una ferrea determinazione a diventare un professionista e a gareggiare in futuro contro i campioni internazionali, nella sua folle presunzione di essere un supereroe che ha il potere di volare. Il suo grande merito è quello di aver insegnato al suo amico d’infanzia Makoto Tsukimoto la passione per questo sport e a proteggerlo dai bambini prepotenti. Detto “Smile” (l’attore ex modello Arata), questi è un giovane troppo sensibile, talmente cupo da non ridere mai e considerare il tennistavolo come un passatempo prima della morte; ha l’aspetto di un nerd, porta gli occhiali, con il cubo di Rubik sempre in mano, e rifiuta di sconfiggere al tavolo i suoi avversari perché non vuole che si sentano male.

Naturalmente diventeranno entrambi dei bravi giocatori, a costo di infortuni e sconfitte brucianti, come quella di Peco contro Kong Wenge “China” proveniente da Shanghai in una partita amichevole, ma soprattutto con l’ausilio dei rispettivi allenatori, che per esempio donano finalmente un equilibrio a “Smile”, instillandogli l’istinto del killer che gli mancava. Il campionato scolastico regionale avrà dunque due protagonisti proprio in Peco, dal simbolo della stella a cinque punte, e in Smile, dal simbolo della pallina, e lo scontro finale tra i due ne sarà il suggello e l’esito si potrà solo intuire.

Il merito principale di Fumihiko Sori, che qui esordisce alla regia dopo il suo apprendistato di effettista e mago di computer grafic in Titanic di Cameron, è quello di trasferire al cinema le qualità del manga Ping pong. I volti degli atleti, i movimenti dei colpi e gli stili di gioco sono gli stessi del fumetto, come se avesse usato il manga al posto degli storyboard. Anche la libellula che atterra sulla rete o le ali che spuntano sono invenzioni mutuate direttamente dal manga. Le partite di tennistavolo sono girate con soggettive vorticose che fanno sentire il rimbalzo della pallina senza mostrarla, le risposte miracolose sono enfatizzate da rallenty estremizzati e le immagini generate al computer aiutano a creare effetti spettacolari nei primi piani delle palline che sfrecciano come elettroni in collisione. Lo stile delle vignette di Matsumoto è replicato dal regista Fumihiko Sori, riproducendo l’abbondanza dei dettagli, il passaggio repentino da campi lunghi a primi piani e le illustrazioni che introducono i capitoli del manga.

Ai due personaggi principali si affiancano altri caratteri che arricchiscono la tipologia del giocatore di ping pong. C’è Sakuma “Demon” (Kōji Ōkura) che rappresenta il giocatore che più di altri si impegna in ore di allenamento ma non riesce ad arrivare per la mancanza di talento. Compare il terribile “Dragon” (interpretato dall’attore kabuki Shidō Nakamura), un campione pluripremiato che in ogni partita è uso rinchiudersi in bagno per preparare al meglio il match. Soprattutto ci sono i due allenatori, Butterfly Joe (Naoto Takenaka) che ha la capacità di vedere in Smile uno specchio della sua giovinezza, e Obaba (Mari Natsuki) che riuscirà a trasformare Peco in un campione.

Il successo, prima del manga e poi del film, ha portato nel 2014 ad una serie animata intitolata Ping Pong The Animation, che si è avvalsa della produzione della Tatsunoko Production e della regia di Masaaki Yuasa.

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