Smashing time (1967) di Desmond Davis- Recensione

Di Marco Chieffa

Lo spartiacque tra la spinta liberatoria dei primi film del Free Cinema e la fase finale del movimento è stato sancito anche dal graduale spostamento degli interessi del pubblico britannico verso l’euforia della nascente swinging London. Il breve e iniziale successo commerciale aveva già provocato un’integrazione del Free Cinema ai meccanismi produttivi tradizionali ed una conseguente vicinanza alla concezione americana hollywoodiana del cinema come divertimento. La risposta di alcuni registi a questo cambiamento di registro fu la satira, primo fra tutti Desmond Davis nella commedia in stile musical del 1967, intitolata Smashing time.

Le tendenze e le dinamiche culturali della Londra giovane anni sessanta “oscillavano” verso il nuovo e il moderno, con la fisionomia dell’ottimismo e dell’edonismo e gli interessi che spaziavano dalla musica alla moda, dalla fotografia al cinema per arrivare alle arti. La minigonna, il magazine “Queen”, la stilista Mary Quant e le zone dello shopping londinese (Carnaby Stree, King’s Road) spopolavano.

Desmond Davis si fa aiutare in questo intento satirico dalla penna di George Melly, noto scrittore, nonché jazz and blues singer londinese, dalla vena surrealista, famoso negli ambienti omosessuali ed autore di Revolt Into Style, una grande analisi della scena londinese degli anni ’60.

Per ricoprire i ruoli principali di Yvonne e Brenda, il regista chiama le attrici Rita Tushingham e Lynn Redgrave al culmine della loro fama, ma che avevano già esibito grandi abilità come attrici comiche nei loro film precedenti, The knack… and how to get it (Tushingham) e Georgy girl (Redgrave). Del resto, Davis le aveva precedentemente conosciute nel suo film del 1964 Girl with green eyes. La sua carriera era cominciata presso l’Unità cinematografica dell’esercito britannico nelle vesti di cameraman, come regista di cortometraggi negli anni ’50 e nei primi anni ’60 come operatore di macchina di A Taste of Honey di Tony Richardson, di The Loneliness of the Long Distance Runner e di Tom Jones.

Brenda (Tushingham) e Yvonne (Redgrave) sono due ragazze ingenue della provincia nord dell’Inghilterra, che leggono le riviste pop adolescenziali, memorizzano le frasi più cool e decidono di andare a Londra in cerca di fama e di successo. Immediatamente vengono derubate dei loro risparmi, ma l’avversità non le fa desistere dal tentare la chance nella swinging London. Ciò fornisce al regista Desmond Davis una scusa per condurre le ragazze in un viaggio virtuale a Londra, spaziando per Carnaby St., Clapham Junction, Piccadilly Circus, la Torre dell’ufficio postale e tante boutique alla moda e bizzarre discoteche.

Moltissime le scene divertenti disseminate in questa commedia. Yvonne va a Carnaby Street, viene notata dal fotografo Tom Wabe ma è scelta solo per essere vestita poveramente. Brenda trova lavoro in un piccolo caffè “fish and chips”, dove nello stile slapstick comedy viene inscenata una sommossa in cui le armi sono bombolette spray di vernice, crema da barba, deodorante e fertilizzante. Yvonne va a casa di un impresario lussurioso, ma il suo appuntamento galante viene sabotato da Brenda a colpi di puntine da disegno e schiuma nel bagno. Brenda lavora in una boutique chiamata “Too much” e, nonostante assunta da cinque minuti, viene lasciata a capo del negozio e si arrabbia con gli amici eleganti e in prevalenza gay che circolano senza alcuna intenzione di comprare.

Naturalmente entrambe perdono il lavoro e presto i ruoli si invertono, con Brenda che diventa una modella e Yvonne nel ruolo di una cameriera al centro di una vera e propria battaglia a colpi di torta in faccia, che culmina con un divertente suicidio di un ragazzo-pavone che non può sopportare l’onta della panna sul vestito.

Dopo vari tentativi di lavorare senza successo, Yvonne vince casualmente il primo premio in uno gioco televisivo e decide di investire i soldi per diventare una star della pop music. Il suo singolo, I’m so young diviene un grande successo.

Per chi si chiede dove sia finita la critica corrosiva dei primi film del Free Cinema, la contestazione dei giovani arrabbiati e gli strali verso la società inglese, Desmond Davis presto li accontenta. Nel bel mezzo di una festa dove i massimi guru della moda e della musica festeggiano e si auto-incensano, la solitaria e snobbata Yvonne vede in una tv b/n la sua amica Brenda pubblicizzare il profumo “Direct Action”, sullo sfondo di scontri in cui i poliziotti con il caschetto antisommossa manganellano dei dimostranti che contestano.

La critica corrosiva al mondo fatuo, superficiale e consumistico dello swinging London assume i divertenti connotati di un’esplosione apocalittica e pantagruelica quando, nel bel mezzo della festa, si inceppano le leve della cabina di comando e le stanze della villa girano senza controllo, spegnendo gradualmente tutte le luci dell’abitazione, in un crescendo catastrofico che porta al progressivo spegnimento di tutta l’illuminazione della città.

Desmond Davis in Smashing time ha la capacità rara di orchestrare, con geniali intervalli musicali, un caleidoscopio di motivi, colori e tendenze culturali che risultano tipici di un’epoca. Non a caso, prima di girare Austin Powers – The spy who shagged me, Michael York ha consigliato al comico canadese Mike Myers di guardare Smashing Time per avere un’idea dei mitici anni Sessanta.

 

 

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