The Conjuring- L’Evocazione (2013) di James Wan

Sei anni fa ebbe inizio questo piccolo-grande fenomeno di genere chiamato The Conjuring, una saga che oggi con Annabelle Comes Home è arrivata al settimo film. Wan, all’epoca già regista del primo Saw, era un bravo regista di horror e oggi è un regista a cui si affidano per Kolossal come Acquamen.

La trama in breve

Prima di tutto, chi sono i coniugi Warren? Lui, Ed, è un demonologo, autore di numerosi libri sull’argomento, ex veterano della marina statunitense, mentre la moglie Lorraine è una chiaroveggente e medium che ha dedicato l’intera esistenza all’investigazione del paranormale fianco a fianco col consorte. Nel 1952 i due fondano la New England Society for Psychic Research (un’organizzazione che nelle indagini si avvaleva dell’ausilio di individui dalle eterogenee estrazioni sociali, da personale ospedaliero ad agenti di polizia, da studenti del college fino a membri del clero) e inaugurano l’Occult Museum; creano attorno a loro un seguito notevole, tra curiosi, critici, diffidenti ed estimatori, consolidando un processo di fidelizzazione mediante la stampa di numerosi libri e trattati su case infestate et similia, vantando alla fine della loro esperienza un background professionale di oltre 10.000 casi. La vicenda è dunque tratta da una storia vera (siamo nel 1971 a Rhode Island), e inizialmente la pellicola avrebbe dovuto chiamarsi proprio The Warren Files, facendo presagire una serialità riguardante i casi dei coniugi demonologi (nella fattispecie Ed è Patrick Wilson, Lorraine è Vera Farmiga). L’altro nucleo familiare è quello dei Perron (il marito Roger è Ron Livingston, la moglie Carolyn, Lili Taylor), appena trasferitisi nella nuova farmhouse, con un seguito di ben cinque figlie. Nella casa iniziano ad avvenire strani fatti ed è allora che Carolyn interpella i Warren.

Wan affronta il film con intelligenza, studia e apprende dai numerosissimi film su possessioni e demoni vari e riesce a adattare la storia alle sue esigenze narrative. Fin dall’inizio capiamo di essere in un film che omaggia e ricorda il capostipite del genere, nonché capolavoro assoluto della storia del cinema, L’Esorcista di William Friedkin. Come molti temi classici dell’Horror, nella storia del cinema ci sono periodi in cui le major e soprattutto gli autori non sembrano interessati a trattare un argomento e allora per anni e anni non lo si tratta più, questo è capitato al tema delle possessioni demoniache che negli ultimi anni è tornato incredibilmente di moda, è in questo contesto che il film si inserisce come esempio più interessante, che guarda al passato arricchendolo.

Il film fa paura, una paura genuina: oscurità, movimenti tipici del genere, rumori, urla, non c’è il ricorso ad una computer grafica fastidiosa o alla truculenza di molti film di oggi, è un film diretto con mano ferma, ogni dettaglio è preciso ed abbraccia anche un filone revival che ci riporta all’inizio del nuovo grande cinema horror, ai vari masterpieces di Friedkin, Hooper, Craven e Carpenter negli anni ‘70.

Il film è ambientato nel 1971, anno di uscita di L’Esorcista, unico caso di possessione, tra i più famosi, in cui non hanno preso parte i Warren. L’interesse maggiore del film, oltre che intrattenere, spaventare e portarci al culmine finale con uno scontro degno di nota, è tutto rivolto verso le figure di questi due studiosi del male, difatti una parte della saga sarà incentrata giustamente su di loro, mentre l’altro versante prediligerà la demoniaca bambola Annabelle. I coniugi Warren danno sfogo e amplificano varie teorie sugli esorcismi e sul ruolo della Chiesa, sono credenti e con la loro fede combattono il male, ma sono anche in contrapposizione alla Chiesa che impelagata nella burocrazia e nei giochi di potere è lenta e non può-vuole salvare tutti.

Il film non è “intellettuale”, non riflette sulle origini del male, sul rapporta tra Chiesa ed esorcismi o tanto meno sul rapporto profondo e difficile tra bene e male, è un film che vuole intrattenere, però è diretto benissimo, interpretato in modo formidabile e attraverso gli studi della signora Warren ci porta comunque a riflessioni profonde sul “male” e sulla violenza, sulle sue origini. La violenza è una parte dell’uomo che non si può nascondere, è dominante, è alla base di tutta la storia dell’uomo e delle religioni stesse.

In più il film riflette sul ruolo del cinema, anche se si tratta di quello amatoriale. Le riprese dei coniugi, con operatore al seguito, dei casi su cui hanno lavorato, sono interessanti perché tramite le immagini i due studiosi riescono a convincere la Chiesa e le persone delle loro idee, o perlomeno hanno più forza nella loro esposizione. Ovviamente il film non va ad indagare sulla falsificazione delle immagini e sul falso in generale, che è alla base del Cinema, non è quel genere di film. Però il ruolo delle immagini dentro altre immagini è sapientemente giostrato dall’attenta regia del regista malesiano.

Come in tutti i film in cui si parla di fantasmi e presenze demoniache le case sono il centro della tensione, cominciando dall’archetipo cinematografico per eccellenza, la casa di Psycho, passando per tante altre, anche in questo caso l’ambientazione è suggestiva; è nella casa e nei suoi meandri che si nascondono luoghi bui e tormentati, dove in passato sono successe cose agghiaccianti. Del resto, sia George Romero, che lo stesso Friedkin, proprio lì volevano andare a parare, mostrando un orrore molto vicino a tutti noi.

Per concludere bisogna dire che il film dissemina, nella sua intera durata, indizi che portano alla futura realizzazione di sequel e così sarà, con l’inizio di una saga imponente e di successo. La fotografia “vintage”, termine non bellissimo, ma appropriato, riesce a restituire il periodo di ambientazione e a riportarci con grande forza al cinema dell’epoca, senza però farne una copia, ma anzi aggiornandolo ai nostri tempi. Il film è l’inizio della serie per eccellenza degli anni 10’ del cinema Horror ed è uno splendido caso di cinema per tutti e allo stesso tempo di qualità, è un esempio del miglior cinema horror possibile oggi.

 

 

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