Annabelle (2014) di John R. Leonetti

La Trama in breve

Mia e John Form stanno per diventare genitori nell’assolata California, quando un fatto tragico turba le loro vite. Una setta di satanisti, guidata dalla giovane Annabelle, compie una strage nella villa vicino alla loro e viene fermata dalla polizia dopo essere entrata a casa Form. Ma prima di morire Annabelle stringe tra le braccia una bambola di Mia, trasmettendole un oscuro maleficio.

In The Conjuring erano disseminati molti indizi sugli sviluppi della saga ed ecco che, un anno dopo il film campione di incassi, esce uno Spin-off incentrato su Anabelle, la bambola demoniaca che appariva nel primo film. Di bambole o pupazzi indemoniati, o comunque malefici, c’è ne sono state tanti nella storia del cinema.

Leonetti, direttore della fotografia del primo capitolo, è qui in veste di regista, mentre Won è solo produttore del film. La fotografia di The Conjuring era magnetica, ci riportava con grande mestiere negli anni Settanta, ma con movimenti di camera degli anni Duemila, qui il regista vorrebbe regalarci uno spettacolo fotograficamente imponente e si sforza in tutti modi di stupirci, con angoli e riprese dal basso, ma solo in un paio di scene riesce nel suo intento, per il resto il film è patinato, quasi fastidiosamente televisivo.

Come per il capostipite della serie, anche in questo, seppur con una sceneggiatura veramente scarsa, l’attenzione è puntata alla storia del cinema; ed ecco allora che la giovane madre, che si chiama Mia, ricorda molto la giovane madre di un classico insuperabile Rosemary’s Baby di Roman Polanski. La trama si concentra sul periodo storico in cui è ambientato il film, vedi i rimandi alla setta di Manson; sulla setta uscirà tra poche settimane anche in Italia il non troppo riuscito Charie Says. Molte sono le dinamiche che riecheggiano o richiamano direttamente il capolavoro del regista Cieco: il palazzo, i vicini inquietanti e le scene claustrofobiche in casa, con tanto di macchina da presa attaccata ai muri. Ma a parte alcune scene, su tutte quella nella cantina, che riesce a spaventare e regalare sprazzi di buon Horror, il film non fa paura e lascia in disparte per gran parte del film la protagonista stessa, quella Anabelle che tanto spaventava già nel primo capitolo.

Polanski è lontano, ma è lontanissimo lo stesso Wan, la tensione morale ma soprattutto la bravura registica di precedere con rumori e suoni le apparizioni demoniache, le paure cavalcate nel precedente film sono solo accennate in questo, che si perde anche per un cast non all’altezza. Gli attori non sembrano granché ispirati e allora il film gira un po’ a vuoto nonostante l’idea interessante, che poi verrà sviluppata nei due sequel.

A mancare tragicamente sono le figure dei coniugi Warren, la loro presenza basterebbe, anche per le doti di Farmiga e Wilson, a dare al tono del film tutto un altro senso, le loro indagini sul passato macabro di una famiglia o di una casa, i loro dubbi dogmatici e morali, la loro esperienza; nel primo film erano proprio loro a dare un tono diverso ad un classico film sulle possessioni, loro e ovviamente la regia sapiente di Won.

In questo sviluppo che segue la storia di questa bambola malefica, che è solo un tramite demoniaco e per questo non può essere esorcizzato, vi è un leggero incremento dell’aspetto dogmatico ed ecco che allora presenza di padre Perez è interessante, Tony Amendola che interpreta il ruolo riesce a dargli la giusta drammaticità, capisce, anche se non del tutto, il potere della forza che stanno combattendo; anche in questo caso però non è la Chiesa a salvare, esorcizzare o scacciare il male. In tutta la serie l’argomento Chiesa è lasciato in disparte, all’opposto che ne L’Esorcista, gli autori non sono interessati allo scontro tra bene e male in termini religiosi e neanche alla sottile linea che li separa.

In conclusione, bisogna rimarcare il fatto che l’idea di partenza, ovvero sviluppare una storia che segua solo la bambola, è parzialmente riuscita in questo primo episodio, il suo ruolo rimane marginale e non risulta neanche troppo inquietante, se non per il suo ghigno. Il film ha molti rimandi, ma non riesce ad innovare e neanche ad intrattenere, come il precedente, rimane chiuso da un’idea, negata da una regia spesso piatta e da un cast sottotono. Il film è comunque interessante e da vedere per chiunque voglia capire gli sviluppi di questa saga.

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