Il 25 Aprile e il cinema

Nel celebrare la Festa della Liberazione dall’oppressione del nazifascismo, quest’anno ripercorriamo alcuni momenti della storia del cinema italiano.

La lista che troverete non ha la presunzione di essere esaustiva, ma cerca di creare alcuni fili conduttori che hanno condotto, in piccola parte, la storia del nostro cinema dal 1945 fino ad oggi; siccome la memoria va allenata, vogliamo farlo anche attraverso il cinema.

Resistenza

-Appena finita la Seconda Guerra mondiale molti registi importanti descrivono le varie fasi della Resistenza, ma non solo.

Giorni di gloria (1945) di Mario Serandrei, Luchino Visconti, Giuseppe De Santis e Marcello Pagliero.

Apre questa lista un documentario in cui vari registi hanno unito le forze per raccontare e celebrare le gesta della lotta antifascista nei giorni intorno al 25 aprile 1945.

Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini

Il film che ha dato vita ad uno dei momenti più alti e belli del cinema tutto, il neorealismo, qui racconta l’occupazione e la resistenza.

Due lettere anonime (1945) di Mario Camerini

Camerini qui si cimenta con un film che sembra solo in parte lontano dalle sue corde. Un film riscoprire.

Un giorno nella vita (1946) di Alessandro Blasetti

Anche Blasetti racconta la resistenza, poco dopo la fine della guerra.

Paisà (1946) di Roberto Rossellini

Seconda pellicola della Trilogia della guerra antifascista, si pone allo stesso livello, se non superiore, di Roma città aperta.

Il sole sorge ancora (1946) di Aldo Vergano

Uno dei film “resistenziali” meno ricordati, che tra le altre cose vedeva come attori sia Gillo Pontecorvo che Carlo Lizzani. Il film viene citato anche nell’unica opera, finora, di Paolo Taviani senza il fratello, il bel “Leonora addio”.

Per qualche anno tutta l’industria sarà focalizzata su altri temi, il neorealismo e la commedia (non ancora “all’italiana”). 

Achtung! Banditi! (1951) di Carlo Lizzani

Lizzani con il suo esordio, tornerà spesso sull’argomento, cerca di riportare il tema della resistenza al centro del dibattito cinematografico, ma rimarrà uno dei pochi film del decennio sul tema. L’industria si concentrerà sugli ultimi bagliori del neorealismo, con anche la variante rosa, e i primi passi della commedia all’italiana che poi diventerà il genere per eccellenza nel decennio successivo.

Il tema sempre meno influente fino agli anni ‘60, quando alcuni registi si ritrovano a ragionare sugli anni dell’occupazione nazista:

Il gobbo (1960) di Carlo Lizzani

Ancora Lizzani con una storia di resistenza e occupazione.

Un giorno da leoni (1961) di Nanni Loy

Importante film di Loy che verrà bissato l’anno dopo da “Le quattro giornate di Napoli”.

Il terrorista (1963) di Gianfranco De Bosio

Il film cerca di mostrare le varie posizioni interne alla resistenza italiana.

I sette fratelli Cervi (1968) di Gianni Puccini

Un episodio drammatico e da non dimenticare dell’occupazione nazista.

Dagli anni ’70 in poi

Rappresaglia (1973) di George P. Cosmatos

Seppur sia un film diseguale, un pò stanco, e con attori non del tutto in parte; si racconta di uno dei passaggi più drammatici e violenti del periodo. Vale comunque una visione.

 

L’Agnese va a morire (1976) di Giuliano Montaldo

La resistenza è quasi sempre, se non sempre, stata racconta in pellicola solo al maschile, qui uno dei pochi film dove la protagonista è una donna. Da vedere.

Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci

Il primo film monstre di Bertolucci, salito da tempo alla fama mondiale. Per alcuni il suo capolavoro, per altri no. è un film da vedere per ogni cinefilo e direi per ogni italiano, che pur quando si perde tra le tante sotto-tracce è permeato di un’afflato che solo il grande cinema ha.

Finché dura la memoria: Piazzale Loreto (1980) di Damiano Damiani

Documentario di Damiani da recuperare.

Durante l’occupazione,  altre visioni dal periodo

Il generale Della Rovere (1959) di Roberto Rossellini

Nel link trovate la recensione del film, per sintetizzare:

“Siamo nel 1959, il Neorealismo è alle spalle e Rossellini lo ha superato da anni, andando in altre direzioni, ma con questo film torna al periodo della guerra e lo fa con un ritratto sicuramente controverso, all’epoca molto criticato per i contenuti e dopo per la tecnica.”

Era notte a Roma (1960) di Roberto Rossellini

Ancora Rossellini che parla della Seconda guerra mondiale.

La lunga notte del ’43 (1960) di Florestano Vancini

Florestano Vancini è stato un regista diseguale, questo è uno dei suoi film da ricordare e rivedere. Un film di grande impatto per contenuti, regia ed atmosfere.

Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini

Siamo nel 1960, il cinema italiano sta tornando a livelli altissimi, una serie di grandi registi si esprimeranno al meglio delle loro possibilità, qui Comencini fa un ritratto della Seconda Guerra passato alla storia. Sordi, che bisserà l’anno dopo per Risi, offre una delle sue più grandi interpretazioni e il personaggio interpretato da De Filippo è da ricordare.

Una vita difficile (1961) di Dino Risi

Dramma e commedia si uniscono in questo gioiello di Risi, prima dell’epocale “Il Sorpasso”.

I due marescialli (1961) di Sergio Corbucci

De Sica e Totò, o se preferite Totò e De Sica, per il film più farsesco di questa lista, non per questo da non (ri)vedere.

Tiro al piccione (1961) di Giuliano Montaldo

Esordio di Montaldo che tornerà a parlare di questo periodo quasi quindici anni dopo, qui affronta un tema dolente della nostra storia che è stato trattato solo in parte dal cinema italiano, ovvero il periodo relativo alla Repubblica sociale di Salò.

Le quattro giornate di Napoli (1962) di Nanni Loy

Eccezionale film di Loy.

La strada più lunga (1965) Nelo Risi

Anche Risi, Nelo (regista e poeta), affronta la Repubblica di Salò.

Il conformista (1970) di Bernardo Bertolucci

Tratto dal romanzo di Moravia, un film ambiguo e raffinato che parla del fascismo e solo nel finale lambisce la Seconda guerra e l’occupazione. Enorme successo, lanciò Bertolucci al livello mondiale.

Salvo D’Acquisto (1974) di Romolo Guerrieri

Episodio storico da ricordare.

La notte di San Lorenzo (1982) di Vittorio e Paolo Taviani

La resistenza vista attraverso lo stile unico dei fratelli Taviani.

Notti e nebbie (miniserie) (1984) di Marco Tulio Giordana

Giordana ci mostra La Repubblica sociale di Salò vista attraverso gli occhi di un repubblichino.

L’uomo che verrà (2009) di Giorgio Diritti

Uno dei migliori risultati recenti sul periodo dell’occupazione.

Il dopo Guerra e la resistenza

La ragazza di Bube (1964) di Luigi Comencini

Per concludere la lista, alcuni film che hanno raccontato l’immediato dopo guerra. Qui ancora Comencini, al massimo della sua bravura.

Le stagioni del nostro amore (1966) di Florestano Vancini

I ricordi della Guerra, l’Italia del Boom, una commedia all’italiana che vira al dramma; Salerno è magnifico!

Strategia del ragno (1970) di Bernardo Bertolucci

Nello stesso anno de “Il Conformista” Bertolucci ci parla, a modo suo (partendo da Borges) della resistenza.

C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola

Epocale commedia drammatica di Scola, che cerca di racchiudere in se trent’anni di storia del cinema e d’Italia, partendo proprio dalla resistenza.

I nostri anni (2000) di Daniele Gaglianone

Importante film poco ricordato, dal grande impatto contenutistico ed emozionale.

 Il monolite

Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini

Nella storia del cinema italiano ma anche mondiale, c’è un prima e un dopo Salò. Perchè l’ultimo film di Pasolini, partendo dal romanzo di de Sade,  prende un momento della storia dell’uomo e dell’Italia e ci mostra la forma più alta che l’uomo può raggiungere nel volere distruggere il suo prossimo, svilendo attraverso il potere (che è in questo caso il fascismo, ma sarà poi, per Pasolini, la società dei consumi ecc…) il corpo, la mente e l’umanità dell’essere umano. Ancora oggi una visione faticosa, che non può che portarci a riflettere sull’uomo e sulla nostra società, quel finale poi è di difficile lettura. I due giovani ballano per un’Italia che sarà, per un mondo diverso o ormai l’orrore è entrato in loro lasciando solo il posto alla totale ed irrecuperabile assuefazione. Un monolite perchè è rimasto irreplicabile e inavvicinabile per il cinema italiano che anzi, forse, a poco a poco se ne è distanziato.

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