The Conjuring- Il Caso Enfield (2016) di James Wan

La trama in breve

1977, durante una seduta spiritica la medium Lorraine Warren prova a entrare in contatto con l’autore della carneficina di Amityville per conoscere le ragioni del suo gesto, ma nel suo percorso soprannaturale s’imbatte in un demone che assume le sembianze di una suora. Intanto a Enfield, in Gran Bretagna, la famiglia Hodgson, in gravi ristrettezze economiche, vive in una casa in cui si susseguono eventi inspiegabili. La piccola Janet è la più sensibile verso queste presenze, che sembrano rivendicare la proprietà della casa minacciando gli attuali inquilini.

A tre anni dal primo capitolo della serie, dopo aver dato un sequel ad Insidius e aver diretto Fast & Furious 7, Wan torna alla sua ormai celebre creatura, questa volta in veste anche di co-sceneggiatore. Sceglie di evitare il caso di Amityville, forse il caso più famoso della storia e segue le avventure demoniache dei nostri due eroi nel vecchio continente.

Dopo il clamoroso successo del primo capitolo, ma anche del brutto Spin-off dedicato ad Annabelle, Wan e soci hanno sulle spalle un compito arduo, ma il regista malese continua a stupire e sforna un bellissimo film horror di oltre due ore. Gli ingredienti del film sono sempre gli stessi: una fotografia e una regia incredibilmente ispirate, Wan gira per la casa in lungo e in largo e la mostra da tutti gli angoli possibili, un cast sempre ottimo, una paura genuina fatta di oggetti che si muovono, buio e spiriti che vengono mostrati e non mostrati. Questo capitolo non ha la forza visiva e d’impatto del precedente, ma è perfetto nella rappresentazione della Londra dell’epoca e si configura come la vera e propria maturità del regista; Wan esce dal film come grande vincitore, tiene lo spettatore in tensione per più di due ore, concentra il suo sguardo sui rapporti familiari, sia i Warren che gli Hodgson, orfani di un padre scappato, sono messi a dura prova e solo attraverso la loro forza e la fede che provano gli uni verso gli altri riusciranno a resistere.

Dopo essersi ispirato maggiormente a L’Esorcista, questa volta volge lo sguardo al seminale Poltergeist e quindi a Spielberg e Hooper. Lo sguardo del regista è teso a dare importanza agli oggetti e alla ricostruzione dell’ambiente familiare, il rito esorcistico non vi è più; mentre è interessante il passaggio, da mockumentary, sugli imbroglioni che fingono di avere fantasmi o demoni nelle loro case.

Come nel precedente capitolo, il punto di forza maggiore del film è dato dalla straordinaria coppia di protagonisti, ancora una volta interpretati magnificamente da Wilson e Farmiga, in questo capitolo si parla e si vede ancora di più la loro incrollabile fede in dio, ma soprattutto verso l’altro, solo l’amore riuscirà a salvarli da forze ben più forti di loro. La Chiesa ancora una volta compare, ma anche questa volta non ha un ruolo decisivo, anzi si vorrebbe tenere in disparte e non prendere parte ad esorcismi.

La storia è speculare a quella del precedente e Wan come detto gioca sul sicuro, ci restituisce ancora delle ambientazioni fantastiche e anche grazie ad un’avvolgente fotografia riesce, pur senza premere l’acceleratore dell’horror, a condurci al catartico finale che è il punto più vibrante in cui tutta l’azione collassa e investe i protagonisti. Wan sceglie di non di discostarsi dall’originale, ma ci mostra a poco-poco la storia dei due eroi e segue alla perfezione le evoluzioni demoniache della casa infestata, il ritmo è sostenuto e non ci sono sbavature o eccessi. Lo scontro tra bene e male non è mai il punto cardine, in questo episodio attraverso Janet, che a poco-a poco viene abbandonata da tutti, capiamo come i due protagonisti si sono sentiti per anni emarginati, lo sono tutt’ora nonostante la notorietà e solo grazie al loro incontro hanno trovato la forza di diventare loro stessi; se vogliamo il film è un elogio ai diversi che trovano la forza di combattere.

Quello di The Conjuring è sì un cinema derivato ma, nel caso dei due episodi diretti da Wan, la derivazione dai classici del genere è uno spunto per aggiornare il genere, sia nei modi di dirigerlo, sia nel modo di raccontare una storia di possessione. In questo senso il viaggio dei coniugi Warren è unico e la saga che né è scaturita ha una forza visiva ed emozionale di gran lunga superiore ad altre decine di saghe moderne; in questo loro scontro con i demoni si possono rivedere gli sforzi di molti, la loro fede l’uno nell’altro è un punto poi di grande forza per la narrazione dei due capitoli e in più i due film riescono a spaventare ma allo stesso tempo a far ragionare sulla violenza nella società.

Anche in questo capitolo vengono disseminati indizi per futuri sequel, difatti due anni dopo il film uscirà uno Spin-off incentrato sul demone che assume le sembianze di una suora.

Un secondo capitolo non inferiore al primo, che anzi dimostra la grandezza del regista malese e apre le porte a successivi capitoli, per una saga che è diventata senza alcun dubbio la saga horror per eccellenza degli anni duemila.

Precedente Spider-Man: Far From Home (2019) di Jon Watts Successivo Stasera Ho vinto anch’io (The Set-Up) 1949 di Robert Wise