Notte Fantasma (2022) di Fulvio Risuleo

Breve premessa. Ad un appassionato di cinema, non parlo di un critico, a volte possono sfuggire alcuni nuovi registi o dei film significativi; fortunatamente si può recuperare questa lacuna. Ecco perché risulta veramente piacevole poter scrivere del terzo film di un regista, coetaneo a chi scrive, così capace ad ogni opera di re-inventarsi e di portare avanti i propri temi.

La trama in breve:

Una sera Tarek si prepara ad una serata di divertimento, giochi e cibo con gli amici, ma prima deve passare per il parco con la missione di prendere un po’ di fumo da dividere con gli altri. Intercettato da qualcuno che lo segue dall’interno di un’automobile, scopre che si tratta di un poliziotto; quando quest’ultimo lo avvicina, non vuole arrestarlo. Il poliziotto ha solamente l’intenzione di passare con lui tutta la nottata, in auto, ed essere accompagnato in giro, qualunque cosa accada.

Roma notturna. E già qui siamo su territori non sempre esplorati e non sempre con idee visive funzionali e riuscite come in Notte fantasma. Conosciamo subito il nostro giovane protagonista, ci immergiamo immediatamente nel Pigneto quartiere multietnico e vitale come pochi nella capitale.

L’incontro con il co-protagonista del film, questo poliziotto burbero, bislacco, manesco ma infine “buono”, è fin da subito traumatico. Il ragazzo ha acquistato un po’ di erba e poi ha cercato anche di scappare: non certo una buona idea.

Ci ritroveremo catapultati dentro un viaggio notturno, in una Roma un po’ disperata e un po’ fantasmagorica come dice il titolo, illusoria se vogliamo.

Risuleo e i suoi hanno sempre mostrato una Roma alternativa al mainstream, già nell’ottimo e stralunato Guarda in alto e poi in Il Colpo del cane; Roma per il regista è un punto di partenza, mostrarla con angolature diverse, sotto luci diverse è un tema del cinema del giovane regista.

Ma torniamo ai fantasmi, anzi al fantasma principale, al “ghost” si direbbe in “Boris 4”, che è quello che poi scopriremo essere un problema psicologico del poliziotto. Badate bene di non cercare trattati sociologici nell’abuso di potere, visto che il film sembra più rivolto verso un racconto corale di personaggi, ovvero di persone che si trovano spiazzate e a volte incapaci di rispondere ai problemi.

I traumi e le problematiche non vengono spiegati né elencati, ma rimangono nel sottofondo di ogni discorso tra i due protagonisti. Si apre così un “Buddy movie” assolutamente riuscito;  all’irrefrenabile vitalità ed irruenza fisica di Edoardo Pesce (il poliziotto) si adegua e risponde la faccia nuova, fresca ed inusuale di Yothin Clavenzani (il protagonista).

La regia e la scrittura cercano di bilanciare gli aspetti senza svelare tutto o troppo dei personaggi. Risuleo tratteggia un giovane ragazzo figlio di immigrati, felice della sua esistenza nonostante i tanti problemi, e un poliziotto che scopriamo aver divorziato da poco, con una figlia che ama, e tanti problemi di gestione della violenza.

La colonna sonora segue il film, gli dà quell’aspetto “noir”, disperato, ma anche guascone, vitale, eccentrico; la fotografia invece riesce a catturare l’unicità di una Roma notturna, presente più nei film anni ’50 e ’60 del “grande cinema italiano” che non in quella attuale.

E allora come in ogni Buddy movie che si rispetti, ci sono vari incontri-scontri, ci sono varie tappe che portano al finale. Una scena cardine del film è quella che si svolge nel ristorante, con il giovane ragazzo, ormai dentro al gioco iniziato dal poliziotto, impossibilitato ad uscirne, intrappolato in questo rapporto sbilanciato, che si ritrova a dover tentare di baciare una ragazza “brilla”, dopo aver confessato al poliziotto che è vergine.

Risuleo in questa scena si concentra sui volti, sulla fisicità dei protagonisti, il loro dialogo è frizzante, realistico, riuscito; la scena poi di violenza è la prima di una serie che vedranno il poliziotto andare sempre oltre, verso un confine inconoscibile e che non conosceremo nel film.

È un Roma quella del film fatta di cimiteri, di incidenti, di oscurità e fantasmi; entrato in quella macchina il ragazzo non potrà più tornare indietro, lui che non fuma e non beve (è musulmano come il padre, egiziano) si ritrova, per colpa degli amici, scaraventato dentro una notte che non scorderà.

Il regista ha dichiarato più volte il suo amore per un certo cinema notturno, un mix tra l’azione e la commedia, un cinema alla Landis. Sono molteplici i rimandi ad un genere di per sé non certo nuovo o originale; l’originalità sta invece nella forza visiva del film che non si perde mai in momenti di presunzione o estetismo fine a sé stesso. Ogni singola scena, ogni specifica inquadratura ha una forza in sé e porta avanti il discorso tematico di fondo e lo sviluppo dei due personaggi.

Verso la fine, l’incontro con la figlia del poliziotto è un pezzo di cinema di grande forza e non può che riportare alla mente il mondo magico, fiabesco e avvincente dei bambini di “Guarda in alto”.

Come si diceva poc’anzi i due attori protagonisti sono in forma smagliante. Pesce, forse nella prova della vita almeno al momento, e Clavenzani, con un esordio che si ricorderà, anche perché diretti benissimo; si lasciano andare e trovano nello scambio una grande energia interpretativa.

Partendo da un’idea di abuso della forza, il regista ha sviluppato una storia diversa, che ci parla di tanti problemi presenti nel nostro oggi, in una Roma faticosa da vivere eppure così drammaticamente affascinante; senza mai scordarsi del ritmo, del genere, dell’importanza di immagini e suoni che lascino lo spettatore pieno di emozioni e pensieri.

In conclusione, va anche detto che nel film si ride tantissimo, i botta e risposta tra i due sono perfetti, con in particolare Edoardo Pesce in versione mattatore in stato di grazia.

Un film da vedere, come i precedenti del regista, di un giovane regista che sta continuando il suo percorso autoriale senza scordarsi del “genere” e del pubblico, mostrandoci una Roma alternativa, senza presunzione dei massimi sistemi, ma ancorando i personaggi ad una realtà tangibile e dolorosa.

Una goduria per gli occhi e le orecchie!

 

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