Jak pokochałam gangstera (2022) di Maciej Kawulski

Di Marco Chieffa

I’ve travelled for so long to find my home
I drove away but all the signs were wrong
These roads are taking in, all maps are blue
And I’m not enough to save me

Non è un caso che questo refrain musicale sia parte di uno dei numerosi videoclip che compongono il variegato e composito corpus del film del 2022 Jak pokochałam gangstera (How I Fell in Love with a Gangster) del giovane regista polacco Maciej Kawulski. In fondo, nell’ambito del nostro breve excursus sul neo-noir, il film in questione può essere considerato una summa di tutti gli stilemi e le tematiche insite in questo macrogenere.
I segnali sbagliati della canzone, le strade intraprese e le molte mappe che non hanno permesso di salvarsi dalla morte, riguardano Nikodem ‘Nikos’ Skotarczak, il più popolare gangster della storia polacca, al centro del film di Kawulski. La cosiddetta “polonità” del film è l’altro tratto caratterizzante, a cominciare dalla presenza della più famosa attrice della storia del cinema polacco, ovvero Krystyna Janda (per capirci l’alter ego di Wajda in molti film) e di tanti altri attori che fanno parte integrante di questo cinema, a cui per anni ho dedicato la mia attenzione.
La cronaca della vita di Nikodem Skotarczak (che ha già avuto un’apparizione episodica nell’incipit ambientato in carcere del film Sztos di Lubasznenko) è dunque nell’immaginario collettivo polacco il racconto del gangster più odiato e amato, che divide l’opinione pubblica. Il regista Kawulski arriva, quasi come se fosse un premio, a narrarne le gesta, dopo aver fatto apprendistato e preparazione cinematografica con il suo precedente Jak Zostalem Gangsterem (How I became a Gangster) del 2019; qui però il protagonista non ha un’identità ben precisa in quanto è la risultante di molte storie realmente accadute.
Sia nel film del 2019 come in questo che stiamo analizzando l’altra caratteristica centrale è la presenza della voce narrante. In particolare in How I Fell in Love with a Gangster si parte dal racconto di una inizialmente sconosciuta Krystina Janda (per poi scoprirsi la sorella del protagonista incalzata dalle domande di una giornalista), e si moltiplica successivamente in un prisma di voci composto dalle varie donne del gangster che si sono succedute nella sua carriera criminale e sentimentale.
Il quarto elemento (dopo la summa neo-noir, la polonità e la voce narrante) a mio avviso fondamentale nel capire l’universo creativo di How I Fell in Love with a Gangster, è l’ambito distributivo che risponde al nome di Netflix. E’ proprio questa vera e propria “dimensione”, ormai a torto o a ragione imperversante in molti film, sia direttamente che indirettamente, che fa parte della composizione narrativa del film, concepito come un mosaico di episodi interni, di puntate susseguenti l’una all’altra, da considerarsi l’ultimo lascito del neo-noir al cinema contemporaneo.
L’epopea di Nikodem Skotarczak (interpretato da Tomasz Włosok quando il personaggio è maturo, e da Aleks Kurdzielewicz nella fase giovanile) inizia fin dai primi anni della sua vita, dipingendo lo sfondo della storia, ponendo le basi per il carattere successivo del personaggio e inserendo i primi motivi con cui il regista si destreggerà fino alla fine del film. Si vedrà dunque il suo primo lavoro criminale di cambio valuta, il commercio di auto rubate, il suo arresto, l’ingresso nel mondo della droga, il suo rapporto con Andrzej Kolikowski ‘Pershing’ (interpretato da Dawid Ogrodnik) e per finire la morte. Tutto accade freneticamente, per accumulazione, e lo stile registico tiene il passo allo stesso ritmo, combinando belle immagini e montaggi musicali, ispirandosi allo stile dei film gangsteristici di Scorsese, o più prosaicamente a Guy Ritchie, andando in tandem con il narratore di turno che parla brechtianamente dei meccanismi delle azioni degli eroi di turno. Tra una scena di sesso orale ed una trovata criminale si alternano attori e attrici ben conosciuti al pubblico. Janusz Chabior interpreta un freddo e glaciale criminale e nulla può disturbarlo: per lui mettere una pallottola tra gli occhi di qualcuno non aumenta nemmeno la sua pressione sanguigna. Sebastian Fabijański al contrario da il volto a “Silvio”, un mostro assoluto, uno psicopatico drogato perennemente con gli occhi spalancati e frenetici. Anche il nutrito versante femminile è composto da Julia Wieniawa-Narkiewicz che presta il suo bel corpo ad una Nikita blanda, priva di artigli e senza carattere, diversamente dall’altrettanto bella Agnieszka Grochowska che interpreta una Milena ‘Czarna’ combattiva e volitiva.
Il timbro caratterizzante del film è dato dalla direzione fotografica di Bartek Cierlica. La macchina da presa è spinta senza freni fino a sbattere sulla faccia degli attori, nuotando con loro e giocando con gli elementi della scenografia; quest’ultima è spesso colorata, sovra illuminata, cercando di esaltare a tratti l’elemento psichedelico dello sfarzo e dello splendore, oppure aumentando il grigiore nostalgico della vita quotidiana, a seconda delle esigenze.
La sceneggiatura sfrutta i motti e gli epiteti tipicamente polacchi, facendo sentire a casa propria il fruitore cinematografico e televisivo tipico.
Il personaggio Nikodem Skotarczak, attorno al quale è stata costruita la trama, è anche detto il gangster di Tri-City (in polacco Trójmiasto), una denominazione, che designa l’agglomerato urbano costituito dalle città polacche di Danzica, Gdynia e Sopot, sul Mar Baltico. Lui è “Nikoś”, ovvero “il padrino della mafia polacca” che è anche riuscito ad uscire dalla madrepatria visto che l’azione raggiunge anche città come Budapest e Amburgo, e anzi potrebbe essere considerato come il “dritto” che fa il “pacco” ai tedeschi, ribaltando le angherie della storia. E’ colui che ha il “merito” di diventare ricco, famoso e rispettato, pagando però sulla propria pelle conflitti con ex partner, dipendenze, tradimenti, fallimenti in amore, relazioni superficiali con i bambini o infine la perdita dei propri cari. Il Robin Hood nazionale che rubava auto ai tedeschi e poi le vendeva ai polacchi, il presidente di una squadra calcistica che arriva a sfidare i potenti del calcio. Ancora una volta lo sport al centro, come in altri film neo-noir analizzati. Si pensi anche che nel 2019 Kawulski aveva diretto il film “Underdog”sulle MMA, o arti marziali miste, in cui i concorrenti combattono in gabbie e usano ogni tecnica consentita per sconfiggere l’avversario.
Per confermare l’aderenza del regista alle sue radici polacche si consideri che il 7 dicembre 2022 è stato pubblicato il trailer del suo prossimo film, Akademia Pana Kleks, ispirato al libro per bambini per antonomasia della Polonia, il loro Pinocchio per intenderci, che ha già avuto molte trasposizioni cinematografiche.
Come accade per molti film su Netflix, per gli abbonati polacchi la tanto attesa canzone “Wrong Signs”, da me citata all’inizio, creata con Shimz e Kasia Popowska è apparsa sul canale YouTube ufficiale di Matheo, noto per la sua collaborazione con i rapper polacchi. Gli elementi del film sono tanti, le trame si moltiplicano, le città si affastellano l’una sull’altra: il neo-noir prende nuove pieghe ed impreviste evoluzioni…

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