Povere creature! (Poor Things) (2023) di Yorgos Lanthimos

Di Luca Arcangeli

“Poor Things” potrebbe essere considerato l’ 8½ di Yorgos Lanthimos. Probabilmente uno dei film più importanti dell’ultimo decennio, soprattutto per le opportunità produttive che ha ricevuto, “Poor Things” ha ottenuto un budget considerevole pari a 35 milioni di dollari e fino ad oggi ne ha incassati ben 100 milioni, diventando un piccolo blockbuster d’autore. Lanthimos continua a dimostrare la sua versatilità e il suo successo dopo il trionfo de “La Favorita”, che ha incassato 95 milioni di dollari in totale e ha ricevuto numerose nomination agli Oscar.

Il regista sembra essere l’erede di Fellini nel panorama cinematografico contemporaneo. Sebbene sia rarissimo paragonare qualsiasi regista al regista riminese, Lanthimos sta emergendo come una figura di grande importanza cinematografica. È uno dei pochi autori europei che ha ottenuto notevole successo negli Stati Uniti, insieme a Miloš Forman e Bernardo Bertolucci, diventando ancora più importante dei due colleghi registi. In “Poor Things” è evidente il suo approccio al tema del patriarcato e del femminismo, e soprattutto dell’emancipazione delle donne.

La trama: Bella Baxter è una giovane donna suicida che viene resuscitata da uno scienziato e che, dopo essere fuggita con un avvocato disonesto, diventa protagonista di una serie di avventure attraverso continenti diversi. Il suo unico scopo è conquistare la propria libertà.

Qui non ci troviamo davanti a Barbie e Ken. Bella Baxter è la vera donna rivoluzionaria cinematografica dei nostri giorni. Un’icona del cinema. Non esprime i disagi e le problematiche in modo banale e superficiale come è successo nel piccolo film simile ad un lungometraggio per bambini in onda su Disney Channel con protagonisti Margot Robbie, Ryan Gosling e con la regia di Greta Gerwig.

“Poor Things” e la sua protagonista non sono plastica deteriorata come la bambola americana. Il film può essere interpretato come una rappresentazione simbolica del passaggio dal vecchio al nuovo cinema di Lanthimos, in cui il padre/scienziato della protagonista, rappresenta il cinema precedente del regista, mentre Bella Baxter incarna il suo nuovo approccio, più pop e libero. È affascinante vedere come un regista noto per il suo “cinema dell’assurdo” si sia ribellato al proprio stile. Dai suoi primi lavori come “Kinetta”, “Alps” e “Dogtooth”, Lanthimos è arrivato a “Poor Things”, un capolavoro che trasforma gli incubi del regista in un lieto fine onirico, rinnovandosi ed esprimendo la propria cinematografia con uno sguardo diverso e meno cupo.

La capacità del regista greco risiede, non solo, nel realizzare una certa tipologia di cinema, ma nel riuscire a convincere attori e attrici dello star system nel credere in progetti “apparentemente folli”, ma profondamente geniali e allo stesso tempo, con un budget esiguo, riuscire a scalare le vette del box office.

Lanthimos, sfruttando un punto di vista filosofico e metaforico, obbliga lo spettatore ad andare oltre i propri pensieri. Come quando si assiste a teatro all’opera “Aspettando Godot”, in cui non bisogna soffermarsi su due persone intenti ad aspettare qualcuno per tutto il tempo, ma captare il messaggio della delusione causata dal costante e infruttuoso sforzo di “muoversi”, cambiare sé stessi e l’ambiente circostante.

Le opere del regista greco, potrebbero essere etichettate come “complicate”, ma è grazie a questi film che il cinema diventa il “vero cinema”. Riuscire a creare un mondo al di fuori di quello reale, immergendosi in un sogno… e “Poor Things” è esattamente questo:  il sogno di migliaia di donne che lottano per la propria libertà.

 

 

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