Macbeth (The Tragedy of Macbeth) (2021) di Joel Coen

Di Michela Califano

L’Espressionistico Macbeth di Joel Coen

Nel 2021, uscì nelle sale Cinematografiche una pellicola frutto di un recente adattamento del dramma del Macbeth di William Shakespeare;  dal titolo The Tragedy of Macbeth, il regista Joel Coen porta sul grande schermo una Scozia enigmatica, composta da sole geometrie verticali e paesaggi quasi del tutto fittizi. The Tragedy of Macbeth non è solo una semplice replica al dramma ma vera e propria trasformazione in cui lo stesso regista Coen cerca di restituirci un’ adattamento che pone al centro un’altro punto di vista, un’altra realtà: quella psicologica ossia situata nella mente dei personaggi che andranno a governare le differenti vicende del film. Il Macbeth è dunque la storia della degenerazione di un uomo all’interno di una Scozia invasa dalla notte e dal maleficio di ambigui esseri magici, è la narrazione della conquista Tirannica del potere cha ha in sé delle fragilità che ne compensano nel suo esatto opposto. Di loro non si saprà più nulla perché tutti – Lady Macbeth, Macbeth, Le weird sister – scompariranno nel vuoto, come una macchia scura poi ripulita e di cui ci si dimentica col tempo.

Il regista Joel Coen, nella costruzione della sua pellicola, decide di giocare e sfruttare tutti i singoli potenziali comunicativi messi a disposizione dal cinema e, infatti, decide di costruire la pellicola su tre differenti temi cardini quali: visivi, sonori e verbali. Attraverso questa categorizzazione, cercheremo di illustrare al meglio ed analizzare ogni singolo ente del film a dispetto di quello che è il dramma Shakespeariano. Cominciando dunque dal tema visivo, è interessante partire da una nota fatta dallo stesso compositore della pellicola cui nome Carter Burwell riguardo ad un suo personale concetto di costruzione visiva della pellicola : « La mia idea di film è che fosse ambientato non in un luogo materiale ma nella mente dei personaggi, in una realtà psicologica» ed è proprio questa una delle migliori peculiarità della pellicola. L’ambientazione che ci troveremo dinanzi a noi altro non è che il  frutto della psiche di personaggi e quale modo migliore di rappresentare la mente come luogo di vivibilità se non l’utilizzo del bianco e nero in alta definizione che non farà altro che allontanare ancor più lo spettatore dal concetto di personificazione ed immedesimazione in ciò che vede, in ciò che in quel momento vive. Questa scelta è anche enfatizzata, lungo tutto l’arco del film, dall’utilizzo di scenografie molto geometriche ed estremamente architettoniche che rimandano allo stile espressionista tedesco della Cinematografia ed a pellicole come quelle di Robert Wiene – come il gabinetto del dottor Caligari – in cui le scenografie alte, verticali ed estremamente geometriche o, ancora,  come a  pellicole quali quella di -Metropolis- del regista Fritz Lang, in cui tutto si situa in tempo lontano e non comprendiamo mai il distinguere e lo scandire del tempo ma ne veniamo completamente risucchiati al suo interno. Tali scenografie dunque, all’interno di tutta la pellicola di Joel Coen, non fanno altro che allontanarci ancor più dalla realtà, dal nostro stesso mondo ed è quasi come se, guardando la pellicola, la gravità stessa fosse messa in discussione, sembrasse irreale; è quasi come se si perdesse la cognizione di tutto, del mondo e del tempo, tutto sconvolge in quanto  pur comprendendo gli avvenimenti della tragedia – tutto  è frutto di un gioco tra reale e non reale. (figura 2.8).

Figura 2.8: Fotogramma in lungo campo della pellicola di Joel Coen dal titolo The Tragedy of Macbeth in cui è ritratta Lady Macbeth. In questo fotogramma sono evidenti il concetto geometrico della scenografia, il formato in alta definizione in bianco e nero ed il concetto di gravità irreale.

Il concetto di mancata comprensione del tempo, viene nel film ancor più enfatizzato dalle luci utilizzate; utilizzando illuminazioni prettamente teatrali e dunque dai tagli molto fittizi, definiti e forti, tutto diventa figlio dell’ambiguo e di un tempo che non pare avere distinzione umana tra visuale notturna e diurna ( figura 2.9) .

Figura 2.9: fotogramma in cui sono presenti Malcolm e Donalbain figli di Re Duncan dopo il suo assassinio dalla pellicola The Tragedy of Macbeth di Joel Coen del 2021.  Inserzione di luce netta e teatrale in cui non comprendiamo se sia giorno o notte all’interno della dimore.

Il secondo tema di analisi della pellicola è quello verbale, anche qui  il regista Joel Coen non si limita solo ad andare oltre al dramma ambientandolo all’interno di una realtà psicologica ma  – allo stesso tempo –  tende a preservare la costruzione della tragedia ponendo gli attori su di uno stile recitativo musicale ed autentico e simile in tutto a quello teatrale e dello stesso dramma; c’è dunque una forma di tutela del teatro nella pellicola, quasi come se tale arte la si mettesse a disposizione del Cinema a cui non farà altro che aggiungere ed inserire solo quel poco che un palcoscenico non potrebbe restituire al pubblico. Gli stessi Denzel Washington nei panni di Macbeth e Frances McDormand in quelli di Lady Macbeth non mostreranno mai nulla di diverso dai personaggi del dramma sia nel loro modo di relazionarsi tra loro che all’interno dello stesso ambiente che li porterà man mano alla distruzione. Frances Mcdormand porta sullo schermo una Lady Macbeth che, come si cita all’interno del testo Shakspere: guida a Macbeth, rappresenta  una ‘’minaccia dell’ordine patriarcale’’  in quanto rifiuta la sua stessa femminilità pur di essere investita di perfidia ed istigare le azioni omicide di un marito ancora non fermo nelle sue decisioni ma ciò per lei avrà un tornaconto : la totale sua pazzia ormeggiata da ricordi di omicidi passati che li navigheranno nella mente come fantasmi irrequieti. Interessante notare come, all’interno del film, il climax di degenerazione da parte di Frances Mcdormand venga reso attraverso una mutazione netta di vestiario ed acconciatura che va dal più curato al più disfatto ed  in cui la nostra attrice vagherà nella prigione del castello di Dunsinane con una veste bianca e con capelli sciolti e disfatti che le cingono il volto ( figura 2.10 e figura 2.11); un collegamento che a volte sembra toccare la dolce e povera follia di Ofelia nell’Amleto, quella in cui ella stessa vagava in preda alla pazzia a causa delle azioni di uomo, in disordine e senza nessuna cognizione del suo stato all’interno delle mura del castello di Elsinore.

Figura 2.10: Fotogramma Lady Macbeth con regista Joel Coen della pellicola dal titolo The tragedy in cui la troviamo, prima della degenerazione, ritratta in abiti e vestiti curati.

figura 2.11: Fotogramma Lady Macbeth della pellicola The Tragedy of Macbeth di Joel Coen in cui notiamo il climax e cambio di vestiario dovuta alla sua pazzia.

Dall’altra parte ci troviamo Denzel Washington che con la sua interpretazione di  Macbeth rispetta in pieno il personaggio del dramma e porta sul piccolo schermo una figura che riprende in pieno i canoni di uomo che ha come costante atteggiamento  il suo – come si cita all’interno del testo Il Tiranno – essere: « […] pieno di dubbi ed esitazioni »  ed è molto interessante notare come, a livello interpretativo, l’attore  stesso giochi con  il suo corpo e mostri tutti i suoi turbamenti in una posizione quasi sempre curva su stessa ed un sguardo che punta sempre verso il basso ma che poi, proprio dopo il primo omicidio di Re Duncan, muterà d’improvviso e con certa spavalderia l’attore avrà quasi sempre occhi fissi sul futuro con un corpo ritto su se stesso colmo di una debole fermezza che non l’aveva mai contraddistinto sino ad ora. Nell’insieme Lady Macbeth e Macbeth sono dunque le vittime del loro  stesso destino e se nel dramma il climax di degenerazione tra loro viene reso anche attraverso il passaggio dei personaggi nei tre differenti castelli che andranno ad abitare lungo tutto il corso del dramma, nella pellicola il regista Joel Coen decide di ridurre le tre fortezze in sola spigolosa ed estremamente geometrica dimora che, con i muri alti ed invalicabili a possibile vista verso il mondo esterno, diverrà per loro una prigione psicologica dove entrambi ne moriranno. Ciò che resterà di eguale tra Lady Macbeth e Macbeth al dramma sarà proprio il modo di relazionarsi,  inizialmente molto unito ma che poi man mano tenderà a sgretolarsi fino ad allontanarli del tutto perchè Macbeth, colmo del suo senso di conquista, abbandonerà la sua stessa moglie a terra dopo il suo suicidio e guardandola da lontano con il monologo relativo alle brevità della vita simile ad un attore di palcoscenico di cui poi non se ne sa più nulla, andrà via per combattere l’esercito di Malcom giunto nel palazzo del Dansinane. Se c’è  un elemento che colpisce dell’intera pellicola è forse il modo in cui compaiono la figura delle weird sister che, interpretate dall’ unica attrice Kathryn Hunter, giocano sulla loro stessa disillusione sin dall’inizio; a metà tra l’ animalesco e l’umano, tra il genere femminile e maschile, prive di capelli e con occhi grandi e sporgenti, a guardarle non saremo mai consapevoli se quelle che vengono mostrate siano effettivamente tre oppure un unica in veste di entrambe; è quasi come se ci trovassimo all’interno di un gioco di specchi in cui non comprendi cos’hai dinanzi esattamente ( figure 2.12 e 2.13 ). Oltre a ciò, un’ulteriore elemento interessante, è il loro autorappresentarsi in tutte le apparizioni a Macbeth e lungo l’intero arco della pellicola nella figura di animale, uno in particolare: quello del corvo nero, un animale grande e corvino che vola in picchiata sulle alture dei paesaggi e che sarà costantemente presente lungo tutti gli avvenimenti del dramma.

Figura 2.12: Fotogramma Weird Sister del film di Joel Coen (2021) in cui l’attrice Kathryn Hunter gioca con il suo stesso corpo che pare quasi animalesco.

Figura 2.13: Fotogramma Weird Sister del film di Joel Coen (2021) in cui vige un gioco di specchi fra l’enigmaticità numerica delle differenti sorelle.

Le Weird sister di Joel Coen sono dunque ciò che viene descritto anche all’interno del dramma, tra magia popolare ed elitaria inebrieranno del loro maleficio tutto ciò che le circonda. Ma il regista Joel Coen non si ferma qui e, insieme ai differenti sceneggiatori della pellicola, decide di dare valenza e primo piano anche a personaggi altri della narrazione e tra tutti  due in particolare: Ross e la dama al seguito di Lady Macbeth. Alto, mingherlino e con il capo dai pochissimi  capelli ed occhi molto aperti e vispi ( figura 2.14), il nobile scozzese Ross – interpretato da Alex Hassell – sarà un elemento costantemente presente all’interno della pellicola; a favore della conoscenza dei fatti e della salvaguardia del giusto sarà egli stesso a portare a Malcolm la corona e la testa di Macbeth e sarà sempre egli a fuggire, verso fine pellicola, via a cavallo con il figlio di Banquo che aveva nascosto e salvato durante l’assassinio da parte dei sicari di Macbeth di entrambi ed a cui il bambino è riuscito a scampare. Ultimo elemento che verrà presentato in modo più marcato rispetto al dramma sarà la dama di Lady Macbeth ( figura 2.15) –  interpretata da Susan Belger –  ed è molto interessante notare  come ella preservi e sia sempre accanto alla figura della sua signora durante la pellicola e che si accorga ancor prima del tempo della degenerazione di Lady Macbeth e che cerchi infine  di salvare il non salvabile facendo da messaggero a lady Macduff per avvisarla del pericolo incombente dei sicari di Macbeth che avrebbero distrutto lo stesso in modo barbaro tutta  la sua famiglia ed i bambini. 

figura 2.14: fotogramma in primo piano del nobile scozzese Ross della pellicola di Joel Coen dal titolo the Tragedy of Macbeth ( 2021)

Figura 2.15: fotogramma dama Lady Macbeth del film the tragedy of Macbeth di Joel Coen

Nonostante le lievi differenze e punti di vista rispetto al dramma, la fedeltà teatrale viene preservata anche su di un altro punto nel film ed è quello legato alle riprese: girato con un’unica e statica macchina da presa che non esplora e non entra dentro la scena ma ne è sempre esterna come spettatrice di ciò che accade e con una costante frontalità di macchina ed un posizionamento  degli attori quasi come se fossero su palcoscenico, potremmo citare che sì, il teatro ci sia molto ed il Cinema faccia qui solo da amalgamatore (figura 2.14); non modifica ciò che c’è di teatrale ma arricchisce rendendo reale l’immaginazione del teatro.

Figura 2.14: Fotogramma pellicola in cui troviamo ritratti Re Duncan, Malcolm e soldati scozzesi.  Frontalità degli attori  ed impostazione nello spazio a disegno teatrale.

Ultimo tema da scenario alla pellicola è rappresentato da quello sonoro, Carter Burwell  non solo Macbeth (The Tragedy of Macbeth) (2021) di Joel Coenci regala delle classiche colonne sonore ma vere e proprie sonorità; il film è quasi tutto silenzioso ed anche lì dove vi sono ambientazioni in esterna non risiede nessun minimo suono di realtà e l’unica musicalità che si riesce a percepire è insita nella melodia recitativa degli attori. Ma il compositore si preserva di inserire anche accenni strumentali con queste toccate di violini rapidi, fugaci o delle volte anche pesanti rimbombanti ed opprimenti; un tema sonoro che dunque non permette dunque di comprendere la scena e codificarla ma la enfatizza fino a toccare punte di suspense che andranno ad aleggiare in tutto il film.

The tragedy of Macbeth è dunque un viaggio, un viaggio impressionistico su tre differenti livelli che ha come unico scopo la narrazione mentale e psicologica di un ambiente che da lì a poco sarà destinato a svanire così come d’improvviso è apparso.

 

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