L’esorcista II: l’eretico (1977) di John Boorman

Di Matteo Bonanni

La trama in breve:

Regan, la ragazza indemoniata protagonista del primo “Esorcista”, sembra sulla via della guarigione, ma ha qualche problema. Padre Lamont, insospettito, individua nell’antico demone assiro Pazuzu la radice del Male che sconvolge Regan.

Lo stato dell’arte

Siamo nel 1977, l’horror è in preda ad una piccola ma vorace rivoluzione. Hanno esordito, e sono già realtà, registi come: Craven, Cronenberg, Hooper e Carpenter. In quell’anno però i registi italiani fanno ancora scuola: Bava (con il suo ultimo film), Argento e Fulci. Wise dirige un film con toni “horror” in cui si parla di rincarnazione (Audrey Rose).

Arriviamo al film diretto da John Boorman. I collegamenti con Friedkin, regista de “l’Esorcista”, ci sono e sono interessanti. Il regista inglese è stato il padre del neo-noir (Senza un attimo di tregua), Friedkin ha reinventato il poliziesco (Il braccio violento della legge ecc.) ; con “l’Esorcista” poi il punto di contatto diventa cruciale. Boorman si distanzia di molto dall’immortale opera di Friedkin, che arrivò a dire che il secondo film era osceno. Proprio nello stesso anno William Friedkin usciva al cinema con il monumentale “Il Salario della Paura”. Boorman era già stato su territorio fantasy-fantascientifico con “Zardoz” e ci tornerà a più riprese. Ebbene,  qui ne “L’eretico” realizza un fantasy con venature horror più che un horror.

Infine è interessante notare come l’imbolsito Richard Burton giri in tre anni tre film che sono o sfiorano il genere e tutti e tre diversamente interessanti. Oltre questo: “Equus” e “Il tocco della medusa”.

Non era facile affrontare il seguito di un film così importante e di successo, anche se il materiale da sviluppare era effettivamente tanto. Boorman realizza un film in cui risultano centrali la visione e lo sdoppiamento. Difatti è lo sguardo del protagonista, padre Lamont,  che il film ci mostra e svela; è la sua ricerca visiva e fisica per sconfiggere il “male” che guida la pellicola.

Come nel precedente film anche in questo caso lo scontro tra scienza e religione/spiritualità è molto forte, come del resto il conflitto tra uomo e natura. Ancora in questo caso imperversano un prete/esorcista e una psichiatra; da notare che, nel primo film, erano interpretati da un’unica figura,e ciò aumentava l’aria problematica del film. Ne “L’esorcista II: l’eretico” si palesa in più la figura dell’ex posseduta ,ormai cresciuta, che diventa centrale nel contrastare il demone ancora ben presente in lei.

Boorman si concentra molto sulla traccia africana, sul passato di Padre Merrin e sulla nascita di uno scontro tra un guaritore e il demone; Regan è una “sorella” di questo guaritore africano, da lei può nascere una possibilità di vittoria contro il “male”.

L’horror rimane nelle visioni e nelle sensazioni ma il film è effettivamente virato al fantasy, anche per come Boorman intende la regia: le scene in cui viviamo la soggettiva del grande insetto volante, le scene della morte del giovane guaritore africano, il finale. In sostanza è un film in cui coesistono più mondi messi in contatto dall’ipnosi e la telecinesi, che collegano i personaggi anche oltre la loro corporeità.

È messo da parte il rito dell’esorcismo, l’aspetto “politico” delle scelte delle Chiesa, e se vogliamo scompare anche la traccia iniziale del film, ovvero la ricerca della verità sulla morte di padre Merrin (Von Sydow sempre convincente). Resta invece, anche se con meno forza, la lotta interna di un prete con la sua fede, anche se nel forsennato finale l’uomo è messo a dura prova.

Morricone si confronta con una colonna sonora originale, obbiettivamente imbattibile e forse non riesce a dare il giusto ritmo al film, che di suo non ha un grande ritmo e si perde a volte in vicoli ciechi narrativi. Eppure la forza visiva rimane, le scene con il demone sul letto conservano un’efficacia ancora oggi, come anche la scena iniziale con la guaritrice posseduta che brucia è sicuramente d’impatto.

È una visione al limite come segnala il titolo di questo approfondimento perché il film risulta sconnesso, nel senso che è stato scritto e poi riscritto da troppe mani, con il rischio che molti spettatori non seguano il film e il suo percorso; eppure i conflitti nel film sono tanti e la sua visione sulla psiche e sulla spiritualità ha molto da insegnare ai film del genere successivi. Il film che moltiplica piani visivi e narrativi è anche pieno di specchi e rimandi, di doppi, un delirio onirico in molti tratti.

Burton passeggia con un’aria un po’ incerta ma è allo stesso tempo un perno del film, dona alla pellicola un’efficacia tutta sua, tipica di quegli attori che ormai non più giovani possono entrare in film in tanti modi, anche con poca convinzione.

“L’esorcista”, come titolo e storia, tornerà altre volte, tra cui 13 anni dopo con il terzo film diretto dall’autore del romanzo che ha dato il via al tutto, un film, come questo di Boorman, che consigliamo spassionatamente di vedere perché unisce il thriller all’horror con derive psichiche e visive da gustare.

“L’eretico” è in sintesi un fantasy horror che riesce a catturare lo spettatore per la sua forza visiva, nonostante la trama che si sfalda qua e là, ed è una visione al limite perché riesce a portare avanti con coerenza, ma anche con altri presupposti, alcuni aspetti introdotti dal primo capitolo.

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