Election (1999) di Alexander Payne

Di Marco Chieffa

La popolarità, e la conseguente permanenza nella memoria culturale, di una black comedy come “Election” di Alexander Payne è dovuta, come sempre, ad una convergenza miracolosa di elementi che hanno portato alla sua creazione artistica, cinematografica e produttiva.

L’iniziale insuccesso commerciale del film al suo apparire nelle sale (esattamente nell’aprile 1999), che faceva il pari con quello del primo lungometraggio di Payne “Citizen Ruth”, e invece la successiva consacrazione a livello popolare, sono senz’altro legati alle parabole dei singoli protagonisti che hanno contribuito alla sua realizzazione.

In primis l’attrice Reese Witherspoon che da il volto alla liceale nervosa ed arrivista Tracy Flick, colei che non si sarebbe fermata davanti a nulla pur di essere eletta presidente del corpo studentesco. Proprio questo personaggio è divenuto parte del lessico della cultura popolare statunitense. Dell’attrice invece gli spettatori avevano solo conosciuto sporadiche apparizioni in “The man in the moon”, “Fear”, “Pleasantiville”, anche se solo nel marzo di quell’anno iniziò ad emergere come nome familiare grazie a “Cruel intentions”. Oppure è stato anche grazie all’attore Matthew Broderick (“Election” rappresenta per la sua carriera uno dei primi film di transizione dai ruoli da adolescente a quelli da adulto), che interpreta il professore di storia U.S.A. ed educazione civica Jim MacAllister, pluripremiato come insegnante, stufo della manipolazione e dell’eccessivo zelo di Tracy. O forse è stato per la modestia mostrata da Chris Klein (attore non professionista locale di Omaha) e Jessica Campbell (un’attrice di St. Louis), attori sconosciuti scelti per interpretare la coppia di fratelli Paul e Tammy che avrebbero sfidato Tracy nell’accesa gara per student government president. Il popolare atleta Paul, fermo in questa stagione con una gamba rotta, è spinto dallo stesso professore per dare filo da torcere a Tracy ed unirsi a lei nel ballottaggio. Inaspettata invece giunge la candidatura di Tammy, la sorella lesbica di Paul, rabbiosa per l’abbandono da parte della fidanzata che invece ha deciso di accompagnarsi con Paul stesso.

Il risultato è arrivato nonostante “Election” si basi su un romanzo omonimo di Tom Perrotta, pubblicato nell’indifferenza generale nel 1998 (e invece, grazie al successo del film, nel 2022 avrà un sequel dal titolo “Tracy Flick can’t win”). In verità già nel 1996 i produttori Ron Yerxa e Albert Berger della Bona Fide Productions prima ricevettero da Perrotta e poi inviarono a Payne questo manoscritto inedito; inizialmente fu tralasciato da Payne e solo successivamente fu letto, non per l’argomento inerente ad una scuola superiore, ma per l’esercizio formale di realizzare un film con più punti di vista e più voci fuori campo. Invece il libro di Perrotta nacque dalla sua ossessione per le elezioni presidenziali del 1992 e il suo coinvolgimento nella corsa di Ross Perot, contrapposto a Bill Clinton e George H.W. Cespuglio; alla fine gli era rimasto solo la voglia di scrivere un romanzo politico, con la certezza di non sapere nulla di politica. Dunque da un regista a cui interessa solo l’espediente dei punti di vista molteplici e da un romanziere che vorrebbe occuparsi di politica nasce un film … sulla realtà studentesca. Ironia della sorte e fulgido esempio di eterogenesi dei fini!

A questa miscela a suo modo miracolosa ha contribuito anche l’ambito produttivo. Van Toffler, produttore esecutivo e presidente di MTV Films, dopo essergli sfumata la produzione di “Go” di Doug Liman e “Being John Malkovich” di Spike Jonze e Charlie Kaufman, scelse “Election”. Non solo perché apparteneva alla categoria dei film “scolastici”che, assieme a quella dei “demenziali”(stile Jackass per intenderci) e più dei “musicali” (stranamente poco numerosi) era considerata la sezione principe del famoso canale di musica. Ma soprattutto perché “Election” era il prototipo perfetto di film girato in modo diverso da tutti gli altri, che parla al pubblico di giovani in modo unico, che rischia con nuovi scrittori e nuovi registi “visionari” e che non passa attraverso lo star system di Hollywood.

A conferma ulteriore della sua eccentricità, il sistema distributivo della Paramount Pictures considerò “Election” un film vietato ai minori ambientato in una scuola superiore. Basandosi su un libro scritto in prima persona per ciascuno dei 16 personaggi, la produzione si concentrò solo su quattro e nacque così il film come lo abbiamo visto in sala.

Partendo da tutte queste premesse, “Election” risulta essere una satira sulle molteplici opzioni personali di vari individui che portano fuori strada fino all’autodistruzione. Sebbene tutti i personaggi importanti siano insegnanti o studenti, lo spirito intelligente e cattivo del film lo rende più attraente per adulti esigenti che per adolescenti che vogliono solo divertirsi, sullo stile di “Rushmore” di Wes Anderson.

Girando nella sua nativa Omaha, nel Nebraska, e puntando come tema generale sulla facilità con cui gli standard religiosi, morali ed etici della gente media possano essere superati da interessi egoistici e primordiali, Payne ha l’ardire di affrontare argomenti altamente rischiosi: il sesso insegnante-studente, l’inutilità del governo studentesco, amministratori corrotti, il lesbismo nelle scuole femminili parrocchiali e la spietata crudeltà degli adolescenti. Nessuno si salva e quasi tutti qui sono conniventi, egocentrici e interessati solo al primato.

Oltre all’espediente della narrazione fuori campo che proviene dai quattro personaggi principali, argutamente utilizzato sia come dispositivo informativo che come confessionale privato, Payne ne introduce altri. Ad esempio attraverso l’uso di alcuni fotogrammi fermi, volutamente imbarazzanti, apprendiamo come il signor Novotny (Mark Harelik), un insegnante di matematica alla Carver High, nonché ottimo amico di Jim, sia stato coinvolto emotivamente e fisicamente circa un anno fa con la brava della scuola, Tracy Flick, perdendo per questo la sua posizione e la sua famiglia. Ancora, quando Jim fa diligentemente sesso con sua moglie, per esempio, compaiono davanti a lui piccoli camei di altre donne che lo incitano. Infine quando i genitori arrabbiati di Tammy informano la figlia ribelle che sarà mandata al Cuore Immacolato per l’anno scolastico successivo, Tammy reagisce visualizzando piacevolmente tutte le ragazze che lì incontrerà.

La crisi dell’ottimo e “morale” prof Jim MacAllister, colui cioè che convintamente affermava: “Insegnare era tutto ciò che ho sempre desiderato fare!”, ma che nello stesso tempo guardava stupidamente un deprimente VHS porno nel suo seminterrato, è progressiva. La sua vicenda disegna una parabola inarrestabile verso l’abisso, passando dallo sradicamento familiare a causa di un’avventura sconsiderata con Linda, la moglie solitaria del suo vecchio amico Mr. Novotny, fino all’accusa di broglio per far perdere Tracy alle elezioni.

L’immagine emblematica di tutto ciò è una terribile puntura d’ape che gli fa gonfiare orribilmente la palpebra, esempio incisivo di come la strada verso l’inferno sia lastricata di buone intenzioni. Oppure la busta di spazzatura che insistentemente gli viene accostata e che, a suo modo, diventa l’ironica prova per l’accusa di broglio.

Estremamente varia e piena di risorse risulta la colonna sonora di Rolfe Kent, un caleidoscopio inestimabile nel definire e massimizzare il tono comico del film. In particolare si può notare il tema musicale specifico legato al personaggio di Tracy: ogni volta che si infuria, parte la colonna sonora dissonante e urlante tipica degli spaghetti western alla Ennio Morricone, risultando allo stesso tempo inquietante e divertente.

L’utilizzo di una vera scuola superiore e la presenza dei suoi veri studenti come comparse, conferisce al film un accresciuto senso di realismo.

E’ spassoso e dissacrante pensare come la triade presidenziale Perot-Clinton-Cespuglio, presente nell’idea originaria dello scrittore Tom Perrotta, in “Election” diventi una sfida studentesca tra una preparatissima e professionale ragazza che però ha nel suo curriculum una vicenda alla Monica Lewinsky, un ragazzo aitante e popolare che non ha alcuna concezione dei problemi dei suoi elettori ed una candidata che, con lo slogan “Chi se ne frega?”, promette di abolire il vetusto governo studentesco.

Il finale di “Election” doveva essere diverso da quello che appare; l’abbiamo appreso solo perché un nastro VHS con una prima versione del film è stato trovato in un mercatino delle pulci locale. Apprendiamo che il signor McAllister non è mai arrivato a New York City. Invece, è rimasto in città per fare un nuovo lavoro come venditore di automobili, cosa che il pubblico scopre quando Tracy decide di fargli visita prima di andare al college. Questa versione è rimasta fedele al romanzo di Tom Perrotta, ma non è piaciuta al pubblico di prova nelle prime fasi di visualizzazione.

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