Neve rossa (On Dangerous Ground) (1951) di Nicholas Ray

Di Matteo Bonanni

Ultimo noir per Ray, degna conclusione di un ciclo memorabile prima di stravolgere un altro genere (il Western) e di rendere James Dean immortale (con Gioventù bruciata).

La trama in breve:

Dimostrandosi sempre più nevrotico e violento, l’agente di polizia Jim Wilson rischia più volte la radiazione. Per allontanarlo dalla città, lo inviano in un paese di montagna dove è stata assassinata una ragazza; lì conosce la sorella cieca del colpevole e al suo fianco ritrova il proprio equilibrio.

Bogart all’inizio di “In A lonely place” guidava per la città in una soggettiva parziale. Qui Ray inizia il film con una soggettiva della città, più aspra del film dell’anno prima, senza specificare di chi sia; verrà replicata poi verso il finale e in quel caso sarà del protagonista.

Il noir ha sempre cercato di indagare l’animo umano e il suo lato più oscuro, insieme a quello delle città. Qui la prima parte del film è dedicata alle nevrosi sempre più accentuate e furenti di un poliziotto (un’eccezionale Ryan) che nonostante sia molto bravo nel suo lavoro, è giunto ad una tale immedesimazione col il marciume che vive tanto da esplodere in ogni momento e con una furia sadica.

Il poliziotto viene spedito in montagna, e questo viaggio fuori dalla città è un tema archetipico del genere. I protagonisti sono spesso in fuga da qualcosa o qualcuno, o alla ricerca di sé stessi come in questo caso.

La contrapposizione tra oscurità/buio della città e il candore della neve della montagna, impersonificata poi dalla bravissima Lupino (personaggio unico e centrale nella storia del Noir), potrebbero sembrare retorici ma il film riesce a dare a questi due poli opposti un senso e una compiutezza.

L’aspetto nero e poliziesco viene messo da parte, viene indagato l’animo umano del protagonista e non solo: il suo ritrovarsi in una caccia all’uomo verso un assassino, guidati dal padre inferocito della vittima. Il vedere quella rabbia animalesca e il rapporto che si crea con la donna, sorella dell’assassino, riescono a mostrare al protagonista come lui sia cieco.

Nell’affrontare questa ricerca tra la neve, l’uomo si ritrova a capire quanto fosse accecato dalla violenza, dalla voglia di mistificare il suo essere diventato un criminale con un distintivo; se vogliamo anche lui, come l’assassino che non è capace di intendere, e la donna che non può vedere, è malato.

Un film di persone sole, in città come in montagna. Certamente l’alienazione cittadina viene mostrata al livello fotografico con più enfasi: le vie, le scale, la claustrofobia della macchina e ancora le case senza luce ; ma anche in montagna i personaggi non sono meno infelici, essendo perseguitati dai loro drammi.

Ray lavora sulle soggettive: quella iniziale che è sconosciuta, quella di una donna non vedente che vede tutto sfocato, prima ancora aveva celato la sua identità facendone sentire solo la voce, e poi ancora nasconde il volto dell’assassino che parla con la sorella. E’ tutto un chiaroscuro, come lo è la vita del resto e la realtà che si inquadra.

Infine c’è il ritorno in città del protagonista (che doveva chiudere il film), l’amarezza di un uomo che ha capito di aver sprecato una parte della sua vita in preda ad una violenza cieca ed una rabbia senza ritorno. Il finale imposto dalla produzione, per quanto posticcio, ha comunque il suo senso nella storia parzialmente di redenzione.

Robert Ryan interpreta così l’ennesimo anti-eroe oscuro, violento, dalla faccia segnata, scontroso; la Lupino è in un ruolo atipico, a rischio retorica, che però riesce a condurre con bravura e capacità ineguagliate.

La scena in cui lei, scoperta la morte del fratello, viene accompagnata dal poliziotto è magnifica. Quanti poliziotti di città successivamente avranno a che fare con la periferia nel cinema americano, quanti altri incontri-scontri! Il cinema americano è basato proprio su incontri-scontri, su est e ovest, su luoghi diametralmente e culturalmente opposti. Ma pochi anti-eroi hanno la forza drammatica e la disperazione alienante del Ryan della prima parte del film.

 

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